17 giugno 2006

Mi ricordo la scrittura

Mi ricordo che alle elementari la maestra ci faceva scrivere con pennini innestati su cannule di plastica (che per i bambini più facoltosi erano d'osso). Mi ricordo il raspare del pennino sulla carta dei quaderni. Non potevamo usare le penne stilografiche, che per la maestra erano una specie di diavoleria tecnologica che avrebbe potuto minare alle fondamenta la nostra capacità di scrivere. Le penne a sfera, che pure già esistevano, erano un vero e proprio tabù. Mi ricordo l'odore dell'inchiostro in cui noi bambini intingevamo il pennino: era un odore buonissimo, dolciastro, che faceva venire una gran voglia di berlo, l'inchiostro.Mi ricordo che alle medie scoprii il ciclostile. Erano i primi anni Settanta. Facevamo un giornalino di classe con la prof d'Italiano, che si chiamava professoressa Melani, mi ricordo. Dovevamo battere a macchina il testo degli articoli su un supporto strano che si chiamava "matrice", e sulla matrice tracciavamo anche le linee dei disegni e delle illustrazioni che corredavano il testo. Poi questa "matrice" veniva fissata sul rullo della macchina che si chiamava "ciclostile", e girando una manovella del ciclostile uscivano in serie fogli che riproducevano quello che avevamo tracciato sulla matrice. Suppongo che in qualche punto della procedura mettessimo inchiostro nel ciclostile, ma dove e come lo mettessimo proprio non me lo ricordo. Mi ricordo la carta assorbente. Era un miracolo di segni e tracce inchiostrate puramente casuali. Mi ricordo che appoggiavo il pennino inchiostrato sulla carta assorbente, e l'inchiostro - colando dal pennino - lasciava sulla carta una macchia fantastica, che si allargava e cambiava forma secondo leggi imprevedibili. Mi ricordo che passavo ore tentando di interpretare i geroglifici che si formavano sulla carta assorbente. (Ricordo di Letturalenta)

16 giugno 2006

Mi ricordo la Graziella

Mi ricordo delle due paia di scarpe di mia madre. Un paio per l'estate, aperto dietro. L'altro per l'inverno, chiuso, un po' alto a mo' di stivaletto. Mi ricordo di tutte le volte che mio padre diceva a mia madre che è meglio così, che si mangi pane e cipolla, che poi pensandoci pane e cipolla sebbene fosse qualcosa che gli andava vicino. mi ricordo di tutti i vestiti fatti con centrini di colore rosa, del duro del cappellino in tricot inamidato. E della Graziella blu, che mia madre diceva che una bici così bella lei non l'aveva avuta mai. (Ricordo di Scrivana)

15 giugno 2006

Mi ricordo il Mitico Thor

Mi ricordo il Mitico Thor, un fumetto della Marvel. La copertina lucida, coloratissima che preannunciava cosa sarebbe accaduto in quel numero. La grande scritta in cima: THOR. Non so perché quella copertina creava una specie di duplice attesa, per quello che stava per accadere in quel numero e per quello che sarebbe accaduto ancora nei numeri successivi. Non so se lo ricordate anche voi. E' un supereroe un po' atipico come i tanti lavoratori di oggi. Nasce nel 1962 grazie a Stan Lee e Jack Kirbi e prende le mosse dalla mitologia nordica legata al dio del tuono e del lampo. Io lo lessi fuori tempo. Ho un cugino di cinque anni più grande di me, lui lo leggeva al momento giusto ed io appresso, forse troppo presto. Diciamo che sono passata direttamente da Topolino a Thor e poi altri per arrivare successivamente a Linus. Ma tutto in anticipo. Thor era figlio del dio Odino (ma che razza di nome poi per il padre degli dei, per Zeus! mandato dal padre in punizione sulla Terra ad imparare unpo' di umiltà (!?). Comunque il Mitico Thor aveva la capacità per me affascinante di volare appeso ad un martello, ad un martello così pesante che lui era l'unico a poter sollevare. L'altra caratteristica affascinante era che lui volava appeso al legaccio di cuoio del martello che, fatto ancor più straordinario, non si spezzava! (Ricordo di Spalluzza)

14 giugno 2006

Mi ricordo il giradischi

Ricordo che negli anni ottanta un tizio mi disse che se volevo "scratchare" con i vinili senza rovinare il motorino del giradischi, avrei dovuto ritagliare da un giornale un cerchio delle dimensioni di un trentatré giri, e piazzarlo fra il disco e il piatto. Ricordo che disse che in questo modo il disco sarebbe scivolato sulla carta mentre il piatto girava normalmente. Ricordo che gli credetti e feci come disse. Ricordo che misi su Bad di Michael Jackson e provai a scratchare come avevo visto fare in televisione. L'idea era di esibirmi alla mia festa di compleanno. Fra un po' avrei compiuto dodici anni. Ricordo che poggiai le dita sul disco e ne fermai la rotazione. Ricordo che Jacko emise una specie di rutto mentre rallentava. Poi da sotto il giradischi vidi uscire del fumo. Ricordo che lasciai andare il disco che però non riprese a girare. Ora che ci penso, ricordo che non riprese a girare mai più. (Ricordo di R4)

13 giugno 2006

Mi ricordo i soldatini Atlantic

C’erano gli italiani, i tedeschi, i russi, i giapponesi. C’erano pure gli antichi romani, i troiani, i pellerossa e i soldati americani confederati. Mi ricordo quei soldatini Atlantic di ogni genere, che alimentavano con forza un’immaginario senza confini. Anche se, a pensarci bene, quando ci giocavo la fantasia spesso doveva fare i conti con la storia, quella del Sussidiario (Mi ricordo che si chiamava Chiarocielo). Perché, alla fine, io le battaglie le facevo andare proprio come nella Storia. Inizialmente, almeno, le cose si svolgevano come nella realtà di secoli addietro. Poi, mi ricordo, le cose cominciarono a trasformarsi. I romani cominciarono a prenderle di santa ragione dai Sanniti (che poi erano i troiani ribattezzati per l’occasione), e i pellerossa sbaragliavano sempre l’esercito americano. Mi ricordo anche che, in ogni battaglia mica morivano tutti, no: C’erano anche molti feriti, questo sì, ma guaribili entro un mese.

12 giugno 2006

Mi ricordo le scatole di latta

Mi ricordo le scatole di latta. Quelle dei biscotti, quelle dei cioccolatini. Quando io sono nato andavano un po' in disuso. O, perlomeno, si riservavano a certe occasioni. Come i regali di Natale, per esempio, o quelli per i maestri, quando finiva la scuola. O, ancora, le ricordo in ospedale, se c'era stato qualcuno con l'appendicite. Casa mia era piena di scatole di latta. Mio padre ci conservava i chiodi, le viti, i rocchetti di spago e lo scotch (nel senso di nastro isolante, non di whisky). Insomma, lui ci metteva dentro tutta quella minutaglia d'hardware che altrimenti era un problema tenere in ordine. Le scatole di latta. Ne ho una anch'io, di biscotti Lazzaroni, ma l'ho lasciata a mia figlia. Dentro c'erano un po' di tubetti di colori ad olio, due o tre pennelli, qualche boccetta d'inchiostro: il nero, il seppia, il verde, il bianco, più pastoso, una manciata di vecchi pennini. Mi ricordano, e ricordano a mia figlia, che c'è un passato che si può chiudere e riaprire. (Ricordo di Fuoridaidenti)

11 giugno 2006

Mi ricordo “Il Monello”, “Intrepido”, “Albo Story” e “Ghibli”

Erano i fumetti della mia adolescenza, assieme a “Topolino” e a “Diabolik”, ovviamente. Mi ricordo quei bellissimi disegni che provavo a ricopiare senza alcun successo e quelle stupende donne a cui cercavo invano di somigliare, prima fra tutte Gegia Miranda, l’amante di Billy Bis. Come chi era Billy Bis? Era il super agente segreto che rimaneva vivo (non so come) dopo aver superato indenne scontri con le spie nemiche e incontri con tante belle donne. Aveva anche una fidanzata, Dorothy, un’agente pure lei… ma Gegia Miranda, l’avventuriera, era lei conduceva le danze.Rico rdo anche che mia sorella maggiore nascondeva i fumetti nella cassapanca in camera da letto, per non prestarmeli. Ricordo anche che io li rimettevo sempre lì, al loro posto, dopo averli letti e strappato le pagine che mi interessavano, quelle che cercavo di ricopiare. Sarà stato per questo che mia sorella nascondeva i suoi fumetti? Sarà stato per questo che non ho mai imparato a disegnare? Mi ricordo che per dispetto la iscrissi alla Scuola Radio Elettra, utilizzando un coupon che avevo trovato sull’Intrepido. Quando arrivò il materiale a casa mio padre la mise in punizione: Gegia Miranda aveva colpito ancora. Mi ricordo anche “Lone Wolf”, il giustiziere, ma il genere western non mi ha mai affascinata molto; troppa polvere, troppo sole, troppi serpenti a sonagli. Non era l’ambiente giusto per Gegia Miranda. (Ricordo di Pannonica)