10 giugno 2006

Mi ricordo le Scimmie di Mare

Same Govi, un nome che faceva concorrenza alla mitica A.C.M.E. del coyote più sfigato del Gran Canyon. Era quella la ditta che possedeva il segreto delle scimmie di mare. Dalla polvere alla vita attraverso l’acqua. “Una vasca di felicità” promettevano gli annunci, dalle pagine dei fumetti di quegli anni (che poi erano gli anni ’70). “Il miracolo della vita istantanea” vaticinavano. “Possono essere anche ammaestrate” concludevano. Tre bustine e un foglietto di istruzioni complicatissime componevano la confezione: tanto bastava per iniziare l’avventura della vita. Perché sì, le ho ordinate – anche se soltanto diversi anni dopo, una volta raggiunta una certa indipendenza economica – ma non ho mai avuto il coraggio di far entrare in contatto quella polverina primordiale con dell’acqua. Ho ritrovato le mie scimmie di mare qualche tempo fa, durante un trasloco. Intatte. Ancora pronte a diventare forme di vita. Adesso sono qui, nel cassetto della mia scrivania. Dormienti. Cristallizzate in uno stato fossile di vita sospesa. Ogni tanto le guardo, e sono contento che debbano ancora vivere la loro folle, acrobatica, felice, ammaestrabile esistenza. (Ricordo di Synesius)

09 giugno 2006

Mi ricordo la Due Cavalli

Mi ricordo l’amore ai tempi della due cavalli. Me lo ricordo come se fosse qualcosa avvenuto ieri.Rivedo R. che parcheggia davanti al mio portone e mi invita a salire: ha l’aria elettrizzata di chi ha comprato la sua prima auto.Guida ostentando sicurezza, come al solito; in sottofondo le canzoni di Rino Gaetano. A me sembra di stare sull’auto più bella del mondo. Ridiamo e parliamo fitto continuando a sfiorarci, come si fa quando si è innamorati a vent‘anni.Arriviamo in riva al lago e parcheggia in un posto defilato. Mi ricordo la sua stretta, lo scambio dei respiri, i bisbigli appesi all’orlo delle labbra, il battito nel petto, l’affondare nei sedili caldi, con l’odore di nuovo sospeso nel buio.Mi ricordo la mia testa sulla sua spalla, le dita intrecciate, il buio attraversato dai progetti e dai sogni Ma la notte la festa è finita, evviva la vita... (Ricordo di Yzma)

06 giugno 2006

Mi ricordo le Crystal Ball

Mi ricordo le Crystal ball, che poi sarebbe singolare ma noi le chiamavamo "le" Crystal ball. Era una roba credo di fabbricazione inglese che dire tossica è dire poco, e a pensarla tra le mani di un bambino oggi, ci scapperebbe la denuncia per maltrattamenti con aggravante del danno all'ozono. Le Crystal ball erano rosse blu e verdi e mi sembra pure gialle, io almeno mi litigavo sempre quei colori lì con mio fratello maggiore. Di solito era lui che metteva in croce il genitore per averle, le vendevano pure dall'edicolante. Mi ricordo una domenica che doveva essere di festa, un pranzo di pesce a Torvaianica con le Crystal ball, tutto il tempo a soffiare nelle cannucce come deficienti, e quelle bolle appiccicose che finivano sugli spaghetti e mio padre a bestemmiare in quattro lingue, ma col sorriso sulla bocca. Poi purtroppo morì nostra mamma e quel sorriso non gliel'ho più visto. E neanche le Crystal ball, a dire il vero, le ho più frequentate tanto. (Mi Ricordo di Giggimassi)

Mi ricordo la Worcester

Mentre sto bevendo un succo di pomodoro, mi trovo catapultata di colpo al Bar Biancaneve sul lungomare di Rapallo, tanti anni fa. Luogo abituale di ritrovo della mia famiglia da due generazioni; all'ora dell'aperitivo - mezzogiorno in stagioni non balneari, alle 19 in estate, seduti insieme a un tavolino, mamma, nonni, papà quando c'era, mio fratello e io, bambini. I grandi di solito prendevano un Punt e Mes. Mio fratello un succo di frutta, io un succo di pomodoro. Il cameriere era sempre lo stesso, si chiamava Ciccio: un'istituzione, lo conoscevano tutti, ma proprio tutti. Alto, massiccio, capelli candidi anche se era giovane. Ricordo che il mio succo di pomodoro aveva un cerimoniale affascinante. Me lo portava solennemente su un vassoio a parte: sul vassoio la bottiglietta e un bicchiere alto e stretto. Poi una minuscola caraffina colma di succo di limone. Un salino di cristallo blu e un piccolissimo macinapepe in legno chiaro. Una bottiglietta stretta, nera e misteriosa. Un lungo cucchiaino d'argento. Ciccio posava tutto sul tavolino davanti a me; versava il pomodoro, aggiungeva piano il limone, salava, pepava e poi prendeva la bottiglietta misteriosa e diceva, ogni volta lo diceva: "E ora il filtro magico". E versava due gocce marrone scurissimo. Mescolava tutto col lungo cucchiaino e mi porgeva solennemente il bicchiere, restando a scrutarmi attento mentre bevevo il primo sorso. Aspettava di incontrare il mio sguardo quando ogni volta lo ringraziavo sorridendo "Grazie Ciccio, è speciale!" e ogni volta rispondeva "E' il filtro magico. Ora sei invincibile". Mi sentivo Asterix che beveva la pozione del Druido. Invincibile. Fortissima. Sicura. Dagli inizi del 1960 a quelli del '70, non so quanti litri di pomodoro Ciccio mi ha preparato. E anche se presto scoprii che il filtro magico si chiamava Worcester, ogni volta si ripeteva la magia. Invincibile. Fortissima. Sicura. Da allora avrò bevuto altrove centinaia di succhi di pomodoro; me lo preparo anche oggi spessissimo da sola, filtro magico compreso. Ma mai più, proprio mai più, ho ottenuto lo stesso risultato. (Ricordo di Placida Signora)

05 giugno 2006

Mi ricordo La roba pazza

Mi ricordo la Roba Pazza che Strumpallazza. Mi ricordo che la Roba Pazza che Strumpallazza era una palla di colore arancione che la lanciavi e non sapevi mai dove andava. Mi ricordo che la Roba Pazza che Strumpallazza aveva sopra disegnati gli occhi e la bocca, su alcune faceva la lingua, su altre aveva un po' l'espressione di quelli che hanno il mal di mare. Adesso che ci penso questa cosa aveva un suo senso. Mi ricordo che dopo un po' che ci giocavi la faccia che c'era disegnata sopra andava via. Mia zia me ne aveva regalata una, di roba pazza che strumpallazza, e dopo un po', era vero, la faccia che c'era disegnata sopra, era andata via. Allora dopo che era andata via mi era venuta voglia di vedere cosa c'era dentro, io mi immaginavo delle tecnologie fantascientifiche, allora l'avevo tagliata in due con un coltello, e dentro c'era solo un pezzo di metallo disposto fuori asse. Ecco, lì la Roba Pazza che Strumpallazza mi era sembrata un po' una delusione. (Ricordo di Eiochemipensavo)