30 giugno 2006

Mi ricordo lo "struscio"

Molti si meraviglieranno, lo so, e mi considereranno un romantico di altri tempi, un ferrovecchio arrugginito che non ha saputo cogliere le belle novità dei giorni nostri. E forse è anche vero, giacché il mio ricordo più bello è l’immagine di mia moglie Raffaella, quando la vidi la prima volta. Successe nell’estate del 1965, ero sotto le armi e ero tornato a casa, a Lucca, per trascorrervi una licenza. Come in tutte le città, anche nella mia c’è una strada, la più bella e la più importante, dove la gente si reca, non appena si avvicina la sera, a passeggiare. Questo passeggio ha preso il nome, un po’ dovunque, di “struscio”, perché ci sono sempre due file che si toccano quasi, una che va in una direzione e l’altra in quella contraria. È una consuetudine che rende viva e sempre giovane la città. Forse non finirà mai. Ebbene, anch’io praticavo lo struscio, ed uno di quei giorni, all’inizio della bella via Fillungo, proprio davanti al negozio di fiori, che ora non c’è più, incorniciata dai suoi profumi e colori, vidi quella che sarebbe diventata mia moglie. Fui colpito dal suo volto delicato, dalla sua espressione sorridente, dai suoi capelli a treccia che le cadevano sulle spalle, dalla sua figura sottile e slanciata. Fu il colpo di fulmine. Mi domandai se una ragazza così bella potesse mai essere destinata a me, diventare la compagna della mia vita. Il cuore trepidava, colpito da quell’immagine, e la mente era in subbuglio per questa speranza che mi pareva così lontana. Invece il destino aveva già scelto per me, senza che lo sapessi. Infatti, stavo passeggiando in compagnia di una ragazza che viveva nello stesso paese della giovane sconosciuta. Si accorse dello sguardo che le avevo gettato e forse si avvide del sùbito innamoramento. “Si chiama Raffaella” – mi disse – La vorresti conoscere?” Fu abile e gentile e combinò un appuntamento, che avvenne in piazza San Michele, davanti alla vetrina di un negozio. Avevo messo un maglione giallo, che – mi disse poi Raffaella – l’aveva colpita, e l’avevano colpita le mie spalle e soprattutto il mio sorriso. Le piacqui subito – mi confessò poi -, ma io me ne ero già accorto quando, vedendomi per la prima volta, la vidi sorridermi. Ci scrivemmo spesso finché non tornai a casa al termine della leva. Ci fidanzammo il Sabato Santo del 1966 e principiò da quel giorno, con un amore mai interrotto, la nostra avventura. Ci sposammo il 5 settembre 1970. Raffaella è ancora – sebbene gli anni comincino a solcarle il viso – la ragazza spensierata, allegra e bella di quel primo incontro. Non potrei vivere senza di lei. Il 13 marzo e il 28 marzo del 1988 le dedicai due poesie: “Tu mi rimproveri” e “Mi giri attorno”, che potete trovare qui: http://xoomer.alice.it/badimona/poesie.htm. (Ricordo di Bartolomeo Di Monaco - www.vibrissebollettino.net/archives/2006/01/tutte_le_lettur.html)

28 giugno 2006

Mi ricordo le merendine

Mi ricordo che snasavo i marciapiedi alla ricerca dei centesimi. Cercavo l'odore delle monetine. Quelle da 5 mi piacevano più di tutte anche se ero più contenta quando trovavo quelle da 10 o da 50. A volte capitava che sotto alle auto ne trovavo anche 100 di lire e allora saltavo dalla gioia correndo via dal posto in cui le avevo trovate per paura che qualcuno s'accorgesse di averle perse e venisse a richiedermele. Correvo e correvo. Fino a raggiungere la latteria all'angolo del palazzo. Aveva il portoncino come una serranda di finestra. Legno bianco. Scritta rossa dipinta con cura: L a t t e r i a. Latteria. Mi fermavo davanti alla porta di legno bianco ansimante. Sbirciavo dentro per vedere se c'era mia madre o qualcuno che mi conosceva, qualche vicina impicciona a fare la spesa. Se non c'era nessuno, entravo cauta e ansiosa di immergermi in quello spazio così piccolo eppure così pieno di mondo. Giravo sulle ballerine lucide e cominciavo a perlustrare gli scaffali. Un abbraccio di 3 metri per 3 pieno zeppo di colori, di carte e scritte, di scatole, di odori. Rosso, verde, bianco, viola. Blu. Blu. Blu. Rosso. Girelle, Mu, latte, Aranciata, Sprite, Big Buble, croccanti e galatine. Allora cominciavo a sentirmi confusa. Un senso di disorientamento mi prendeva lì, ferma al centro di tutto quel mondo di sapori e odori e colori tra cui scegliere. Niente però, niente di tutto quello che mi circondava mi attraeva più del contrasto tra il vaso di vetro riempito di giallo e quello di vetro riempito di nero, poggiati simmetricamente sul bancone. La signora della latteria già apriva i coperchi e sorrideva. Io porgevo le 100 lire e aspettavo con il palmo aperto. Per un istante, chiudevo gli occhi per sentire come una scoperta il peso leggero di quel giallo e di quel nero poggiato sulla pelle. Riaprivo gli occhi. Chiudevo il palmo. Salutavo e correvo via. Di nuovo correvo. Giù per la discesa che portava ai giardini. I giardini del salice piangente e dei cani sempre pieni di cacca da buttare fuori e di passeggini e di mamme e di palloni colorati. Mi mettevo sotto al salice e aprivo il pugno. All'ombra del salice felice sfilavo la rotella di liquirizia e masticavo la cingomma salata che frizzava in bocca. E pensavo a mia madre, all'ultima inutile raccomandazione sulla porta di casa. Non ti rovinare la cena... (Ricordo di Noce)

26 giugno 2006

Mi ricordo la bocca rossa di Marilyn

La bocca rossa luccicò in primo piano sul grande schermo, non appena Marilyn si girò nel sonno, a favore della cinepresa. Una scintilla di sensualità mi trapassò la fronte. Il film era "Niagara". Lo davano in visione d'essai al Cinema Farnese. Nella sala ci fu un urlo collettivo sommesso: "Diviiiiina!". Gli spettatori erano tutti gay. Da quella sera il rossetto rosso divenne il mio accessorio primario. Potevo essere struccata, pallida, abbronzata. Ma non rinunciavo al rossetto rosso sulle labbra. Una volta ci ho anche dormito per vedere se funzionava l'effetto Marilyn. Il risultato fu effetto Barnum misto Shining. Nessuna, dopo Marilyn, è stata in grado di provocare un "Diviiiiina!" da parte del pubblico gay: l'unico in grado di stabilire se un'attrice è o non è una Star. (Ricordo di MarBel)