Mi ricordo Papa Luciani
Avevo... sì, undici anni e mezzo. Dei papi e del vaticano non mi era mai interessato molto. I miei mi mandavano in chiesa, perché "si faceva così": mia madre era ed è credente e praticante (anche se fatico a capire che cosa significhi per lei) mentre mio padre da buon comunista non ne capiva il senso e cacciava insulti sulla chiesa e la DC ogniqualvolta ce n'era occasione.
Beh, insomma, Paolo VI era morto. Poco male: il grigiore, il piattume... la chiesa nella sua concezione più "antica" (ossia, vecchia). Niente di particolarmente interessante: un po' come le solite, frequenti, elezioni politiche.
Ma ecco che... il conclave. Il mio primo conclave. Ero in vacanza, sulle montagne piemontesi, tra un compito per le vacanze e un pomeriggio nella mia prima sala giochi, tra tutti quei computer che già mi appassionavano.
Ed ecco il nuovo Papa.
Mamma, ma questo Papa sorride. Lo dicono tutti, è un Papa diverso. E' un nuovo Papa buono (anche perché l'altro, chi l'aveva conosciuto?). Che bello sentire parlare il Papa. E' una persona buona. Parla un linguaggio semplice, fa star bene anche i bambini.
Dice tante cose belle, tante cose buone.
Che lui volesse anche scardinare lo IOR e gli intrallazzi della chiesa (intesa in senso deteriore), oltre al latinorum, l'avrei capito solo molti anni dopo: ma quell'estate ero davvero contento.
Per la prima volta la chiesa "aveva un senso, una ragione di esistere".
Ma... come? E' morto? Ma come può essere morto? Dopo solo... un mese? No...
Già sono tifoso del Toro, e di cose belle durate poco me ne intendo.
L'hanno avvelenato, lo dissero tutti. L'hanno fatto fuori.
Boh.
La breve e sorridente parabola di Albino Luciani fu una cosa che mi entrò dritta nel cuore, in quell'inizio d'autunno 1978.
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