11 settembre 2006

Mi ricordo del rapimento di Aldo Moro

Mi ricordo il rapimento di Aldo Moro. Nel mese di marzo del 1978. Mi ricordo che ero a scuola, media, e quando uscimmo in strada trovammo una scena inconsueta. Fuori c’erano molti genitori ad aspettare i propri figli. C’erano soprattutto madri. Ricordo bene che rimanemmo stupiti di vederle davanti a noi. Erano preoccupate. I mie genitori non c’erano, ma la madre di un compagno di classe ci speigò che avevano rapito l’onorevole Aldo Moro. Io me ne tornai come di consueto a casa a piedi, ma ero preoccupato, m ain senso vago, fumoso. Era la prima volta che una preoccupazione “esterna”, distante, proveniente da un altro mondo richiedeva la propria attenzione. Veniva a bussare al portone della scuola. Mi ricordo che il rapimento di Moro mi impressionò a partire da questo evento inconsueto: l’allarme nel cerchio della vita quotidiana per qualcosa che accadeva lontano, a una distanza apparentemente enorme per noi ragazzini. Poi le immagini alla tv dell’auto in cui era stato portato via Moro, e le altre nei giorni successivi mi impressionarono, mi confermarono una volta per tutte che il “fuori” era più grande, molto più grande del mio quartiere e anche della mia città. Si poteva rapire le persone, le si poteva tenere chiuse in un buco e poi ammazzarle. Era davvero una cosa grossa. Lo avevo capito subito, osservando gli sguardi delle mamme fuori alla scuola.